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Palazzo Scolpini

Monumenti

Il comune sorge nella parte occidentale del Vallo di Diano ad un’altitudine di 699 metri sul livello del mare, sul versante sud-occidentale dei monti della Maddalena, nella zona centrale della vallata. La collocazione geografica abbastanza favorevole, ha determinato la nascita di numerosi insediamenti umani in questa zona, sin dai tempi più remoti.
L’antica Padula, sita più a sud e in una zona più elevata rispetto all’insediamento attuale, è oggi chiamata Civita, e testimonia la presenza dell’uomo in queste terre sin dai tempi più remoti. 
Oggi, solo un tratto di mura, formato da blocchi irregolari e facenti parte dell’antica cinta muraria, sigla l’insediamento originario; tuttavia, i reperti archeologici rinvenuti, ne denunciano l’antichissima origine. 
Impianto originario del palazzo: maestranze Sei-settecentesche locali. 
Confronto con le tecniche e le tessiture murarie, di difesa e strutturali con altri palazzi del Cilento e del Vallo di Diano coevi (soprattutto per quanto riguarda le decorazioni del portale, le sculture, gli stemmi e le mensole delle finestre). 
Durante il dominio longobardo si sviluppò il culto di San Michele, tutt’oggi Santo Patrono del paese, nel santuario-caverna di San Michele alle Grottelle già luogo del culto pagano di Attis, signore della terra. Nella grotta sono presenti affreschi raffiguranti la storia di San Giacomo e un monumento funerario che custodisce le spoglie di Bernardino Brancaccio abate della Badia di San Nicola al Torone (X secolo) che sorgeva nella parte inferiore di Cosilinum e di cui oggi esistono solo pochi ruderi. Al tempo della diffusione del culto di San Nicola, VI e VII secolo, venne eretta sul colle di Padula la cella trifora di San Nicola De Domnis, un martirion che testimonia la diffusione in zona dei monaci greco-ortodossi. 
Tra la fine del IX ed i primi decenni del X secolo si può far risalire ed individuare il primo nucleo urbano di quella che sarebbe divenuta l’odierna Padula, tenendo conto che in quegli anni fu fondata anche la Chiesa madre di San Michele Arcangelo che domina la parte più elevata del paese e che, nel corso dei secoli, ha subito varie trasformazioni sia interne che esterne. 
Tra il 1103 e il 1167 Padula divenne feudo dei potenti Gisulfo e Landolfo e successivamente di ‘Gisulfus de Palude’, vassallo del Conte di Marsico già feudatario di Sala e Diano. 
Nel 1296 Padula divenne feudo dei Sanseverino dopo essere stata già dei Fasanella e dei Soccavilla; a quell’epoca risale l’edificazione del castello voluto da Carlo II d’Angiò a cui Tommaso Sanseverino fu fedelissimo. 
Nel 1306 Tommaso Sanseverino fondò la Certosa di San Lorenzo, sorta su una grancia preesistente (antico granaio benedettino comprendente una chiesa dedicata al culto di S. Lorenzo, risalente al VI secolo), la quale con i suoi 35000 mq. di superficie è uno dei più grandiosi complessi monumentali del mondo. 
Nel 1504 Antonio Cordova, regio capitano d’armi e governatore delle province d’Otranto e Bari ebbe in dono, da Ferdinando il Cattolico, Padula e il casale di Buonabitacolo, acquisendo il titolo di marchese di Padula come ricompensa dei suoi servigi verso la Corona di Spagna. Il marchesato di Padula per mancanza di eredi fu ceduto direttamente al Re Filippo II che lo vendette nel 1564 al principe di Salerno, Nicola Grimaldi che lo rogitò a favore di Cesare d’Avalos d’Aragona nel 1578 e quindi, nel 1632, a Diego d’Avalos il quale lo cedette alla Certosa di S. Lorenzo, che ne ebbe la proprietà fino all’epoca napoleonica, momento che segnò l’inizio della decadenza del suo potere e la progressiva spoliazione dell’intero patrimonio artistico. 
Il paese fu oggetto di numerosi passaggi di proprietà per molti decenni; fu questo il periodo in cui tutto il Vallo di Diano soffrì per la mancanza di sviluppo e di una vera struttura economica e sociale: i notabili, la borghesia e il clero, le vere classi privilegiate, traevano vantaggio dai loro affari e intanto il popolo languiva in miseria. Nel XVII sec. l’unica fonte di guadagno per molte famiglie padulesi era il lavoro stagionale in Puglia. 
Nel secolo successivo a Padula alcuni giacobini si mossero a favore della Repubblica; seguì un periodo di totale anarchia. 
Nel 1810, dichiarata decaduta la feudalità, la municipalità di Padula, distribuì le terre, anche quelle della Certosa, ormai soppressa dal 1807