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Biodiversità, resilienza e cambiamenti cimatici

Parchi aderenti

  • Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (Capofila)
  • Parco Nazionale Alta Murgia
  • Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, Val d’Agri Lagonegrese
  • Parco Nazionale del Pollino
  • Parco Nazionale della Sila

Scheda del progetto

L'influenza dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi ha avuto una brusca accelerata negli ultimi anni; anche nelle regioni temperate, analogamente a quelle estreme circumpolari dove il fenomeno è più evidente, vengono descritte sempre più significativi danni a livello locale ascrivibili a fenomeni climatici a larga scala.

La loro influenza si somma, in direzione uguale o opposta, alle modifiche degli usi antropici del suolo che, in particolare negli ultimi 50 anni, hanno interessato diverse aree del Paese, sia lungo le coste e in pianura (prevalentemente urbanizzazione e agricoltura intensiva), sia nelle aree interne (abbandono di coltivazioni svantaggiate e della zootecnia estensiva).

Sebbene cambiamenti climatici e di uso del suolo rispondano a politiche di governo del territorio a scala globale, interventi mirati a scala locale possono contribuire ad aumentare la resilienza degli ecosistemi e contribuire a mitigarne i danni, favorendo anche una migliore integrazione tra conservazione della biodiversità e attività antropiche sostenibili.

Interventi a scala locale utili a questo scopo, ad esempio, possono essere:

  • le azioni che favoriscono la funzionalità della rete ecologica a scala di popolazione o di ecosistema, come gli interventi di ripristino e consolidamento di unità di habitat che, con funzioni di corridoi, possano diminuire la frammentazione del paesaggio;
  • le azioni che prevedano l'utilizzo di particolari habitat che oltre a fornire specifici servizi ecosistemici, possano contribuire ad aumentare la resilienza del sistema ecologico (ad esempio zone umide come vasche di fitodepurazione, stagni di approvvigionamento idrico ad uso zootecnico, ecc.)
  • interventi di rinaturalizzazione di habitat dominati da specie alloctone che prevedano la sostituzione con biocenosi autoctone a maggiore resilienza al clima;
  • azioni di conservazione, rafforzamento e valorizzazione di habitat relitti con funzioni importanti nel mantenimento della rete ecologica a scala di ecosistema (ad esempio formazioni boschive mesofile nelle linee di impluvio e nei valloni)
  • azioni per la realizzazione di infrastrutture verdi nelle periferie dei centri urbani che permettano un migliore collegamento funzionale tra le aree urbanizzate e quelle agro-silvo-pastorali;
  • azioni di sostegno di attività agro-silvo-pastorali a scarsa competitività economica, ma legate alla produzione di prodotti tipici ad alto valore di sostenibilità ambientale e di biodiversità, che abbiano un ruolo essenziale nel mantenimento degli habitat sostenuti dall'uomo e della resilienza degli ecosistemi che costituiscono.

Il progetto di sistema prevede l'individuazione di progetti pilota in diversi parchi nazionali, ognuno caratterizzato da una peculiare biodiversità e dallo svolgimento di determinate attività antropiche che hanno un significativo impatto (positivo o negativo) su di essa, oltre alla valorizzazione di reti nazionali ed internazionali di raccolta dati su siti terrestri d’acqua dolce, di acque di transizione sui quali si conducono ricerche ecologiche su scala pluridecennale funzionali alla condivisione e integrazione delle informazioni ecologiche dalla scala locale a quella globale per comprendere e gestire l’ambiente e le risposte ai cambiamenti climatici.

Nella prima fase del progetto sono stati analizzati i più significativi processi di modifica dell'uso del suolo e della vegetazione, al fine di individuare gli obiettivi su cui concentrare le azioni dei progetti pilota. Infatti, sul territorio nazionale, si assiste a un cambiamento a macchia di leopardo che differenzia, nelle diverse aree protette, i cambiamenti più significativi, per estensione delle superfici impegnate e per intensità del fenomeno causa del cambiamenti.

A tale scopo sono state analizzate le modifiche della copertura vegetazionale dagli anni '50 ad oggi. I dati disponibili utilizzati sono stati:

  • per gli anni 50, le fotografie aeree stereoscopiche disponibili presso l'IGM utilizzate per la redazione delle carte topografica 1:25.0000 d'Italia
  • per gli anni successivi, le carte Corine Land Cover (CLC), disponibili per gli anni 1996, 2000, 2006 e 2012.

Nella seconda fase del progetto, attualmente in corso, sono previste le seguenti attività:

  • approfondimento delle analisi sullo stato delle conoscenze naturalistiche;
  • classificazione ecoregionale del territorio dei parchi nazionali e delle loro aree contigue a partire dalla classificazione nazionale e definizione degli ambiti ecologici omogenei;
  • definizione della metodologia per la redazione della cartografia degli ecosistemi,  coerente con la cartografia nazionale (in base anche alla disponibilità di cartografie tematiche recenti regionali, provinciali e locali da utilizzare come riferimento);
  • approfondimento delle analisi sul cambiamento della copertura vegetale e dell’uso del suolo nell’ultimo secolo;
  • analisi dell’artificializzazione (classe 1 del CLC) nelle diverse zone di pianificazione dei parchi e delle loro aree contigue.