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Palazzo Cuoco

Monumenti

Centro agricolo del basso Cilento, situato sul versante destro della media Valle dell’Alento, su uno sperone, ben esposto e soleggiato, sulla cui cima si erge il noto castello di Rocca Cilento. L’abitato presenta un impianto urbanistico centrico, di origine medievale; nell’ultimo secolo, però, il borgo si è sviluppato ulteriormente, seguendo l’andamento della statale Tirrena ed assumendo un impianto longitudinale. Il paese, che conta 1025 abitanti, dista da Salerno 62km e 12 dalla costa e dal mare (Agropoli).
Al centro del paese, sulla piazza principale, sorge la chiesa di San Michele Arcangelo, a tre navate, risalente al XV secolo; essa sorge sulle rovine della più antica chiesa dedicata a San Matteo (di origini medievali); accanto è il campanile, risalente alla metà del Seicento.
Impianto originario del palazzo: maestranze cinquecentesche locali (per quanto riguarda l’antico monastero). Successivi ampliamenti e decorazioni con influssi e caratteri tipici dell’architettura tardo barocca e Rococò provinciale (lo si nota soprattutto nelle decorazioni e negli stucchi della facciata principale) si sono avuti nel corso del XVIII secolo e poi anche nelXIX secolo, in seguito alla soppressione del monastero ed alla nuova destinazione d’uso (residenza gentilizia). L’attuale struttura risale anche agli ampliamenti novecenteschi.
Ambito storico-tipologico
Confronto con le tecniche e le tessiture murarie, di difesa e strutturali con altri palazzi gentilizi di impianto cinque-seicentesco (ampliati successivamente nel Seicento e nel Settecento) dell’area cilentana e del Vallo di Diano.Non è nota la data di fondazione del paese, ma viene menzionato come Rutiginum che significa ‘luogo dove nasce una fonte’, per la prima volta nella “traslatio” del corpo dell’apostolo Matteo, da Casalvelino a Capaccio, e precisamente nel 954; poco lontano dal centro, infatti, è ubicata la ‘Fonte di San Matteo’, la cui acqua, si vuole sia sgorgata miracolosamente proprio durante la ‘traslatio’ del corpo dell’apostolo.
Notizie storiche sul paese e sui suoi feudatari.
Rutino faceva parte del gastaldato di Lucania e, quando, nel 1034, fu diviso, rientrò nel distretto di Lucania con centro Capaccio. Sul finire dell’XI secolo queste terre passarono in gran parte ai Sanseverino; il dominio di questa famiglia durò sino al 1246, quando, in seguito alla congiura di Capaccio, essi perdettero tutti i loro feudi. Il villaggio seguì allora le sorti della Baronia del Cilento; in particolare, dopo la congiura dei Baroni (1485), fu concesso dal re Federico d’Aragona a Sigismondo di Sangro, feudatario di Acquavella. Rutino seguì poi le vicende di Rocca, fino a quando i due centri, nel 1661, pervennero ai Garofalo. Costoro ottennero nel 1684 il titolo di Marchesi su Rocca e successivamente quello di duchi di Rutino; nel 1738 Rocca fu venduta ai Granito, mentre Rutino rimase in mano ai Garofalo sino alla fine della feudalità.